Il grande coraggio nel sostenere la viticoltura eroica

                                      Vicepresidente e presidente Ass. "Viticoltori nel Tempo"


Coltivare la vigna in aree difficili significa salvaguardare ambiente e paesaggi, vitigni autoctoni, storie, culture e importanti tradizioni espressione di territori unici. Il resoconto di un focus che si è svolto a Fisciano


Se ne è parlato a Fisciano, nel salone delle residenze universitarie del Campus dell’Università di Salerno, in occasione di un convegno e di una tavola rotonda - promossi e organizzati dall’Osservatorio dell’Appennino Meridionale - che hanno impegnato l’intera giornata. Erano presenti i rappresentanti del Cervim, del Mipaaaf, delle Regioni Campania e Calabria, dell’Università e del Comune di Salerno, dell’Università di Napoli, Federico II, dell’Assocamerestero, dell’Associazione Donne del Vino e della Vi.Te.“Viticoltori nel Tempo”, l’ associazione nata per merito dell’Osservatorio Appennino Meridionale.                                                          

E’ stata un giornata intensa di lavoro che ha saputo mettere insieme, grazie alle relazioni ed al confronto sviluppato dalla tavola rotonda, una realtà di straordinario interesse per la sua complessità e la sua attualità, qual è quella di una viticoltura difficile, non a caso chiamata “eroica” o, come la definisce il prof. Fregoni “verticale”, con altri che l’hanno definita “estrema”, nel senso del limite delle possibilità di vita date alla vite e di coltivazione da parte del viticoltore.
                                                                         Direttore e Presidente Osservatorio   

                        
Nella definizione di “Viticoltura eroica” rientrano la “alberata” del vitigno “Asprinio”che caratterizza la zona di Aversa nel casertano e le “Vigne storiche” che la Campania, con l’aiuto dell’Associazione Vi.Te., vuole raccogliere per avere la possibilità, attraverso azioni di comunicazione dei vini e dei territori di origine di salvaguardarle e tutelarle, per sfruttare le enormi potenzialità di immagine che questi danno con quanto hanno da raccontare e le emozioni che riescono a trasmettere al consumatore.

Un “consumatore post moderno” l’ha definito il prof. Pomarici, nel suo intervento ricco di interessanti spunti che hanno ben spiegato le opportunità offerte dal marketing ai vini legati all’origine ed a quelli provenienti da territori che esprimono forti svantaggi strutturali. Appunto i vini di montagna e dell’intero Appennino Meridionale che il dr. Beato, direttore dell’Osservatorio, ha presentato con una serie di importanti dati e attente riflessioni.

Vini e territori che hanno la possibilità - ha detto il prof. Pomarici - di contrastare il processo di omogeneizzazione e omologazione e di trovare, mediante un intervento integrato di comunicazione, quel successo che essi meritano .

Un intervento che sia in grado di favorire la diffusione di prodotti di eccellenza; facilitare l’ingresso in quegli angoli riservati (nicchie) dai canali di distribuzione nazionali e internazionali; sviluppare, attraverso processi di formazione ed aggregazione, la capacità di comunicazione e offerta delle aziende e delle stesse istituzioni, come pure quella delle pubbliche relazioni con quanti influenzano i mercati; stimolare la manutenzione e il restauro ambientale; favorire l’inserimento nei mercati eco turistici di qualità avvalendosi di specifiche professionalità.

Un intervento in linea con le finalità della Vi.Te. e con la relazione introduttiva del Dr. Beato che ha fatto presente la “prima volta” della discussione su “la viticoltura eroica” , che pure è tanta parte del nostro Appennino, nel nostro Mezzogiorno: dal Molise alla Calabria attraverso la Puglia e la Basilicata, fino alla Sicilia e Sardegna.

Una viticoltura eroica per eccellenza –ha detto con grande forza Beato- quella dell’Appennino meridionale e delle isole, caratterizzata dal 67% dei vigneti che interessano l’intero territorio delle regioni interessate, con un dato ancor più significativo qual’è quello che vede questi vigneti costituiti per l’80% da vitigni autoctoni.

Uno sguardo sulla realtà del nostro sud al quale ha fatto seguito quello sul resto dell’Italia e del mondo del Prof. Murisier, dalle Cinqueterre alle Alpi; dai terreni vulcanici dell’Etna, alla zona della Mosella in Germania; da quella del Douro in Portogallo alla Galizia in Spagna; dalle Alpi e la zona del Rodano o della Languedoc Rossillon in Francia; da Wachau e Stiria in Austria ai Cantoni Ticino e Vallese in Svizzera.

Viticoltura eroica – ha detto l’illustre relatore- quale salvaguardia di ambienti e paesaggi, di vitigni autoctoni, di storie e di culture e, anche, di importanti tradizioni che sono l’espressione di territori unici, non per caso riconosciuti patrimoni dell’umanità dall’Unesco.

Un riconoscimento che è diventato uno straordinario strumento di comunicazione e, come tale di valorizzazione sia dei vini che dei territori di origine grazie a un consumatore attento e desideroso di novità e di peculiarità. Bello l’esempio portato da Murisier, e riferito al territorio di Priorat, in Aragona in Spagna, dove all’abbandono i produttori e le istituzioni hanno risposto, grazie a appassionati giornalisti e altrettanto appassionati ristoratori, con il ripristino dei vigneti in montagna, con risultati sorprendenti.

Degli altri interventi , tutti di grande interesse, che hanno caratterizzato sia il convegno che la tavola rotonda, per ragioni di spazio (ci vogliamo scusare con tutti i bravi relatori intervenuti) riportiamo quello della giovane presidente della Vi:Te., la D.ssa Daniele De Gruttola, che ha presentato per la prima volta l’Associazione, ufficializzando così un ruolo importante nel campo della comunicazione e del marketing dei vini campani e dei loro territori di origine.

 pubblicato in Tracce > Italia
il 26 Novembre 2011 TN n. 47 Anno 9


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