I VINI MOLISANI A FIANCO DEI GRANDI VINI ITALIANI

 

Questa volta il nostro giudizio collima con la nota della Guida ai vini d’Italia del Gambero Rosso di presentazione del Molise e del vino di Di Majo Norante, il “Contado” riserva 2009, un rosso a base di uve Aglianico della DOC “Molise”,  che ha ottenuto i tre bicchieri di una delle cinque guide enologiche fra le più seguite dai cultori del vino e da chi del vino ne fa oggetto di scambi o di offerta ai propri clienti, vuoi  per accompagnare un pranzo o una cena, una meditazione o un incontro.
Una nota che riportiamo perché significativa dei successi dell’immagine che vive la nostra regione grazie ai suoi produttori di vino e, sempre più, anche di olio, che sono i testimoni veri di un territorio che ha nell’agricoltura la sua vera, unica, straordinaria risorsa per il cibo di qualità e le eccellenze che mette a disposizione dei consumatori di ogni parte del mondo e per le opportunità che offre al turismo, una volta organizzato e programmato.
 “E ora - inizia la nota - passiamo al Molise, piccola e bella regione, dal territorio unico e peculiare per la coltivazione della vite ………. Da sempre la coltivazione della vite è una realtà essenziale nell’economia agricola del Molise, con una produzione dai numeri interessanti (oltre 250mila ettolitri) e un prodotto qualitativamente notevole. Ora però, in questa porzione di terra che dagli Appennini degrada dolcemente verso il verde dell’Adriatico ……..  assistiamo a un fermento che si traduce  in cantine dinamiche e valide, che oramai offrono un prodotto di livello a un prezzo realmente concorrenziale secondo una linea consolidata del mercato ………… Merita poi - continua la nota - un discorso a parte un vitigno autoctono, la tintilia, come dice il nome, colorata e dai profumi minerali e tipici, che dopo i primi incerti passi, sta producendo vini interessanti e ambiziosi da tenere d’occhio e che iniziano a cogliere i primi importanti successi. Alessio Di Majo Norante resta l’apripista del vino molisano, la sua azienda colpisce anno dopo anno con i suoi vini piacevolissimi e molto ben costruiti, vera sintesi tra modernità e tradizione. Quest’anno è il Contado a prendere i Tre Bicchieri, un Aglianico buonissimo dal prezzo contenuto”.
Ma l’azienda Di Majo Norante non si ferma a questo importate riconoscimento, visto che con il suo vino di maggiore fama, il “Don Luigi” riserva 2009, ha ottenuto i 5 grappoli di Duemilavini, il libro guida ai vini d’Italia di Ais-Bibenda, il premio Golden Star della Guida Vini Buoni d’Italia del Touring club ed è rientrata tra i 557 vini selezionati dalla Guida oro di Veronelli 2012, insieme a un’altra delle aziende che si stanno facendo conoscere con la qualità e la capacità di iniziativa, la Valerio di Monteroduni, che ha ottenuto pari riconoscimento con il suo “Pentro” rosso Doc 2009, la denominazione di origine del territorio di Isernia che Antonio Valerio ha riportato alla luce dopo essere stata posta nel dimenticatoio per tutto il tempo trascorso dalla data del riconoscimento, il 1984.

La guida Slowine di Slow food che parla di storie di vita, vigne, vini in Italia, ha assegnato la sua Chiocciola alla Tintilia Doc Macchiarossa 2008 delle Cantine Cipressi di San Felice del Molise, l’azienda nata nel 2003 che ha impressionato subito gli esperti con i suoi grandi e particolari vini. Sempre la Tintilia Macchiarossa delle Cantine Cipressi ha vinto la corona, cioè il massimo riconoscimento della Guida ai Vini Buoni d’Italia del Touring club prima citata, l’unica che fa riferimento ai vitigni autoctoni.
Sempre per la Guida ai Vini buoni d’Italia è da segnalare la corona conquistata dalle Cantine Borgo di Colloredo di Enrico e Pasquale Di Giulio di Campomarino con quel grande vino che è il “Gironia” 2005 Doc Biferno rosso, che si accompagna ad altre due tipologie, bianco e rosato che portano lo stesso nome.
Chiudiamo questa rassegna dei riconoscimenti delle guide più accreditate, dicendo che non abbiamo sotto mano altre guide e concorsi che sicuramente hanno premiato altre aziende ed altri vini prestigiosi di questo Molise  vocato alla qualità, da quelli di Angelo D’Uva di Larino a quelli di Catabbo di San Masrtino in Pensilis; da Di Tullio, Grancia di Romitelli, Cantina Cliternia di Campomarino a Cianfagna di Acquaviva Collecroce; da Salvatore di Ururi a Palazzo di Baranello; da Cantina San Zenone e Terresacre di Montenero di Bisaccia a Masserie Flocco di Portocannone; dall’Azienda biologica Di Lisio e Cop. ValBiferno di Guglionesi  a Colle Sereno di Petrella Bifernina.








Commenti

  1. Leggo spesso i suoi articoli e in particolar modo quelli riguardanti il settore vitivinicolo. I vini molisani stanno raggiungendo livelli di eccellenza, come lei giustamente sottolinea, dimostrato dai riconoscimenti ricevuti. Ma aimè, c'è ancora molto da fare. Innanzitutto siamo poco conosciuti già in ambito nazionale. Mi è capitato spesso, di recente, di partecipare a delle degustazioni guidate e non, con sommelier e addetti al settore di diverse parti d'Italia. Nessuno conosceva la tintilia; non solo mi sono preoccupato di farne una presentazione power point, ma anche di farne degustare alcune delle migliori interpretazioni. La nostra scarsa visibilità è dovuta, oltretutto, anche ai volumi ridotti, pertanto difficilmente si trovano nel canale della G.D.O. Il primo obiettivo, secondo il mio avviso, è quello di rafforzare l’immagine del Molise e del suo vino già in ambito nazionale. Naturalmente non correndo singolarmente, ma creando una sorta di sinergia tra le parti. Per prima cosa bisogna promuovere il territorio e la nostra storia, fare avvicinare il consumatore alle diverse realtà produttive. A questo compito dovrebbe essere deputato il Consorzio di tutela, che aimè, esiste solo sulla carta, o mi sbaglio? Come solo sulla carta ci sono anche le strade del vino. E’ vero, ci sono tabelle sparse lungo le vie della regione, ma restano una fredda realtà se difficilmente si riesce a scovare un vigneto nei pressi (soprattutto quelle dell’entroterra) e se non sono organizzate tutta una serie di iniziative a proposito. Ho avuto modo di vedere tante strade del vino, in Italia e Francia, e tutte le attività connesse; c’è un interesse ed un coinvolgimento che parte già dal consumatore occasionale. Quindi credo che molto lavoro di base debba essere fatto già a livello regionale, ma non affidandolo a iniziative di singoli, certamente da lodare, ma ad uno sviluppo organico concertato. Personalmente, ritengo sia sbagliato o quantomeno azzardato partecipare ad iniziative come il Vinitaly sperando in una maggiore visibilità. Bene per chi usa l’iniziativa per sfruttare i propri contatti con importatori o buyer, ma per chi non ne ha non ha senso investire denaro per una visibilità praticamente inesistente in un calderone dove il Molise è difficile da trovare se non con l’ausilio di un GPS. Per tale motivo io invoglierei i consumatori diretti o meglio ancora i buyer a venire nella nostra realtà e toccare con mano. Organizzare convegni, tavole rotonde con esperti, usare le risorse per portare professionalità e competenza.
    Di produzioni di qualità ne è pieno il mercato. Solo la nostra intraprendenza e il saper valorizzare le risorse a disposizione (territorio, storia e professionalità) possono portarci ad una maggiore visibilità e non a sentirsi dire: “ma il Molise è una regione importante da un punto di vista vitivinicolo?” dall’uomo della strada o “cos’è la Tintilia e quante aziende vitivinicole avete?” dall’addetto al settore.
    Cordialità
    Seba

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