LE COPPE E LE TARGHE NON BASTANO PIÚ, CI VOGLIONO I SOGNI


È una vecchia tecnica democristiana quella della consegna, in tutte le occasioni, delle targhe     e delle coppe per  fare dei destinatari i futuri procacciatori di voti, cioè i grandi elettori di questo o quel paese del Molise:
Una pratica diffusa che comprende i post democristiani distribuiti dappertutto ed i post comunisti che – non tutti per fortuna- si sono riciclati democristiani non solo nella distribuzione delle targhe e delle coppe, ma anche dei posti per i parenti e gli amici. Ci sono alcuni che sono diventati maestri in questa arte che riporta alle fortune di Ruta quando è stato, per sfortuna della Regione Molise, Presidente del Consiglio. Talmente incapace da far rimpiangere il suo predecessore, l’illusionista Antonio D’Ambrosio, lo zucchero filato di Petacciato, che aveva mostrato che non era suo il ruolo.   
Figlio d’arte, il giovane Ruta, nel 1995, si ritrova nel listino e viene eletto con la vittoria di Veneziale. Gioca insieme a Iorio e poi, per i suoi meriti di grande manovratore, si guadagna una serie di posti al sole, fino a diventare parlamentare inutile di questa Repubblica.
Per la verità non è il solo eletto che non ha fatto niente ma solo il pendolare Molise-Roma-Molise.
E questa storia di perditempo non finisce qui se resta l’attuale legge elettorale.
Un discorso che vale anche per quelli regionali. Infatti, se non si programmano ora le primarie per dare un significato alla campagna elettorale d’inizio autunno per il rinnovo del consiglio regionale, bisogna rassegnarsi all’idea della riconferma di Michele Iorio, che, tutti, danno per scontato. E chi altro, visto che la politica molisana lo ha delegato a questo ruolo di eterno governatore?
Invece, noi e i nostri amici vènti, sappiamo che, anche se con un po’ più di ritardo causato dalle possenti barriere da superare delle catene montuose del Matese e delle Mainarde, ma anche qui da voi, nel Molise, sta per arrivare il soffio del rinnovamento, che serve come il pane a questa Regione se si vuole salvare e rilanciare e, così, poter sperare nel domani.
Non sono certamente le targhe o le coppe, come ieri a Larino, di un consigliere regionale o di un assessore comunale, a risollevare le sorti del Molise e dell’antica capitale dei Frentani.
Ci vuole ben altro! Idee, progetti e coinvolgimento della gente perché solo con la partecipazione si può arrivare alla condivisione di soluzioni utili ad affrontare e risolvere problemi gravi e pesanti che il consumismo e lo spreco hanno generato e, se non vengono arrestati in questa loro folle corsa, aggraveranno a scapito dei più deboli.
Basti pensare agli anziani; a quanti hanno perso il lavoro e a tanti giovani che il lavoro non l’hanno conosciuto; alle donne; ai coltivatori e produttori agricoli che, al pari degli artigiani, rischiano di perdere non solo il lavoro ma anche la proprietà dell’azienda.
Un bilancio per niente positivo quello dell’attuale classe politica e degli amministratori molisani, ai quali, purtroppo, non è che c’è da chiedere conto delle cose fatte nei cinque anni di eletti al Parlamento o in Consiglio regionale.
Sicuramente ci sono le eccezioni, resta, però, la complicità e, nel migliore dei casi, il silenzio steso su una situazione tutto sommato di comodo. Resta il vuoto che rimbomba, in mancanza di sogni e di progetti che le targhe e le coppe non possono colmare.
Resta la necessità per tutti, non solo di sinistra,anche di destra e di centro di mettersi in gioco attraverso le primarie per essere scelti dagli elettori sulla base di un  programma e di un impegno che porti a interessarsi del bene comune; da diventare punti di riferimento del proprio paese, dell’intero Molise, cioè di una comunità che ha bisogna di confermare e rafforzare la propria identità e di avere una classe politica, dirigente all’altezza dei tempi che stanno per arrivare.
È tornato a vivere, in questi ultimi tempi, l’idea di una Regione debole, perché piccola, e l’appello che bisogna legare il Molise ad altre realtà se vuole sopravvivere. In pratica è tornata, come la spada di Damocle,  a pendere sulla testa di ogni molisano la paura di vedere sparire di nuovo questa Regione, proprio ora che l’Italia ha bisogno di essa perché piccola ma grande, ricca di peculiarità .
A Vòreie


Commenti

Post popolari in questo blog

Nel 2017 il mondo ha perso un’area di foreste grande quanto l’Italia. L’indagine di Global forest watch

Un pericoloso salto all'indietro dell'agricoltura

La tavola di San Giuseppe