LA LEZIONE DEL TORO


Siamo venuti a saperlo con ritardo della sventura che è capitata ad uno dei pilastri dell’azienda Di Vaira, Franco Ciffolilli, di essere stato incornato da un toro impaurito da una forca in mano ad un altro operaio.
Ed ora solo parlando con Franco, che ci ha informato che sta tornando, per fortuna, in perfetta forma, siamo venuti a sapere, dal suo racconto, lo stato di pentimento del povero animale, fino al punto da cadere in depressione ed essere abbattuto perché aveva smesso di mangiare.
Il toro, dopo il primo assalto, quando ha visto Franco per terra, l’ha prima annusato e poi leccato, come era solito fare quando Franco lo accarezzava.
Ci è tornato in mente l’altro toro dolcissimo, il nostro amico Rovente, una vera attrazione per i bambini che arrivavano in azienda per una visita e che avevano modo di incontrare subito dopo che si erano leccati le labbra con la degustazione programmata di pane e olio extravergine di oliva monovarietale, Gentile di Larino.
Rovente sentiva da lontano le voci e li aspettava per farsi salutare. Spesso riservava loro una passerella per poi fermarsi a guardarli con i suoi straordinari occhioni, in attesa di avere qualche carezza sulla fronte, così lui aveva il tempo per memorizzare il tuo odore.
Rovente, per la sua mole possente, faceva ancora più tenerezza, con questi suoi atteggiamenti, di tutti gli altri animali ospiti dell’azienda. Sempre attento, non rimaneva indifferente alla nostra presenza e guai se te ne andavi senza salutare. Solo se era preso dal ruminare il fieno che Santino e gli altri gli davano da mangiare, non ti chiamava.
Il mangiare ha una priorità per tutti gli animali, piccoli o grandi che siano, ma anche l’attenzione che ad essi riserva il padrone o chi li frequenta per diverse ragioni.
Ciò valeva per la piccola Trottolina come per l’asino Zaccaria; per Rita, la prima vitellina che abbiamo visto nascere e, nei tre anni di nostra presenza, crescere, o, anche, per Stellina, la puledrina arrivata affamata, solo pelle e ossa, e poi, bene assistita è cresciuta e si è fatta bella con la sua stella in mezzo la fronte, fino a diventata madre.
Non abbiamo conosciuto questo toro di razza marchigiana, che si è lasciato morire per un forte senso di colpa, ma Franco ce lo ha raccontato con dovizia di particolari, chiudendo il suo racconto con un rammarico: “se avesse avuto la possibilità di farmi rivedere sono certo che si sarebbe rasserenato e nessuno avrebbe avuto la necessità di ammazzarlo. Povera bestia! Ma io ero all’ospedale ed è un peccato, davvero un peccato”.
L’importante è che Franco stia bene e stia uscendo nel migliore dei modi da questa sventura, ma quanto insegnamento ci dà questa incredibile storia che vede un toro pentirsi e commuoversi per aver fatto male, solo per paura, ad una persona che conosceva.
Ci assale la commozione al pensare al toro marchigiano e, anche, la rabbia ad un mondo dove l’ultimo degli animali, l’uomo, mostra di aver perso il senso del rimorso per quello che fa nei confronti dei suoi simili e, ancor più, nei confronti degli altri animali, delle piante, del territorio e dell’ambiente e, anche, nei confronti dell’uomo.
Pasquale Di Lena

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