SCORIE

Noi vènti lo conosciamo, ma, non riusciamo a spiegare le ragioni per le quali, con questo suo ripetuto richiamo al bisogno di nucleare, vuole per forza apparire persona sgradevole priva di buon senso.
Lo vuole piazzare, non importa se mediante una centrale o un deposito di scorie, nel suo Comune, S. Croce di Magliano, un tempo espressione alta delle lotte bracciantili e memoria dei tristi avvenimenti di Melanico, sfociati, alla fine dell’800, in una dura repressione del governo di allora, che ha provocato morti, feriti e prodotto anni di galera ai braccianti che lottavano per un pezzo di pane e il lavoro.
Un paese che, fino a poco più di un decennio fa, ha rappresentato, grazie anche ai suoi figli migliori, un baluardo di democrazia e un punto di riferimento per le masse lavoratrici e gli intellettuali del Molise.
Una grande e interessante storia, questa, presto svanita, dimenticata, anzi, maltrattata, soprattutto da questo suo sindaco di professione farmacista, che, ci dicono, è fissato per il nucleare.
Noi che rispettiamo le regole proprie dei vènti e ci limitiamo a svolgere fino in fondo il nostro dovere, che è quello di soffiare in una data direzione e di farlo per dare movimento e vita nel luogo dove operiamo, siamo certi che il sindaco, su citato, ha letto anche lui la notizia, più volte annunciata, che il territorio del Basso Molise è già stato indicato, non come sito di una centrale nucleare, forse per la ragione che è un territorio a forte rischio sismico, ma come deposito di scorie, camuffato come “polo tecnologico” dai burocrati del governo Berlusconi.
In pratica, una scelta ancora più punitiva per il Molise e le regioni limitrofe, visto che la scienza non ancora è riuscita a trovare la soluzione per uno smaltimento sicuro di questo materiale fortemente radioattivo e, come tale, pericoloso, molto pericoloso, per la salute umana e per l’ambiente.
È talmente una verità il pericolo di queste scorie che l’America, dopo aver scelto, per le scorie lasciate dalle sue centrali, lo Stato meno popolato e più isolato, è fortemente preoccupata ad andare avanti con la scelta del nucleare, proprio per il fatto che non sa come, e dove, eliminare queste maledette scorie.
Non è che il sindaco di S. Croce di Magliano pensa, visto che è farmacista, di vendere così, ammesso che riesca a sopravvivere alla nuova situazione, più medicinali e di quelli più costosi e, come tali, fonti di ingenti guadagni?
Dalla insistenza con cui professa la calata nel Basso Molise del nucleare e, visto i tempi che viviamo, con molte persone avide di denaro e povere moralmente, c’è da pensarlo. Altrimenti non sappiamo come spiegarlo questo atteggiamento di masochismo puro, impregnato di una forte dose di promozione e di pubblicità da parte di chi si sente, ingiustamente, troppo relegato nell’anonimato ed allora, come si dice, “fa u pazze”, pur di apparire e farsi notare.
Sotto questo aspetto un personaggio, oggi, normale, davvero anonimo, tipico di chi ama vivere in un Paese, l’Italia, ridotto a “paese delle banane”. Se non fosse per la serietà dell’argomento ci piacerebbe andarlo a trovare per ragionare un po’ meglio sapendo che non è uno scherzo quello che va dicendo. Ma si dà il caso che è arrivata la conferma della notizia della creazione, nel Basso Molise, del “polo tecnologico”, cioè del deposito di scorie radioattive delle nuove centrali nucleari in cambio di una massa di soldi che, anche quando sono tanti, comunque non bastano per ridare a voi ed ai vostri figli quella salute che verrà tolta dalle scorie.
Pensando a questo ed alle lotte che sono da non rinviare, come dice bene la nota di Marcello Pastorini pubblicata sul sito larinoviva, non c’è da scherzare e nemmeno da perdere tempo dietro gli umori repressi del farmacista sindaco di S. Croce di Magliano, ma da organizzare la gente e, con la gente, rimandare al mittente la scelta del Basso Molise per il deposito delle micidiali scorie. È importante farlo subito per non far rischiare a questa nostra stupenda terra una fine ingloriosa e, invece, cogliere questa circostanza non bella, per rilanciare, con i sogni,il bisogno di un futuro nuovo, senza né scorie e né nucleare, non solo per S. Croce di Magliano e il Basso Molise, ma per il Molise e l’Italia, spazzando via con il voto quelli che hanno ribaltato il no espresso con un referendum ed a grande maggioranza dagli italiani. Anche per questo è urgente cambiare la legge elettorale ed affermare la scelta dei candidati con le primarie, se libere, però, e non confezionate e condizionate dai partiti.
A Voreie



Alleghiamo, per rafforzare il ragionamento che il vento “a Voreie” ha fatto con lo scritto sopra riportato, l’articolo di Pietro Greco letto sul sito web Greenreport.it, appena ricevuto, che vale la pena ciccare o farsi inviare via e mail.
Scorie nucleari, si cambia paradigma?

Pietro Greco
NAPOLI. I dati noti dell'equazione sono quattro. (Si riporta l’ultimo) : anche se gli sforzi principali di ricerca saranno indirizzati verso la cosiddetta "IV generazione" di reattori, che producono poche scorie, e anche se questa "IV generazione" si svilupperà secondo gli scenari più ottimistici, sarà l'attuale generazione di centrali (ce ne sono oltre cento attive) a produrre per tutto il XXI secolo la maggior parte dell'energia nucleare Usa.
Questa equazione ha un'incognita: come smaltire i rifiuti nucleari ad alta intensità accumulati in passato e quelli che verranno inevitabilmente prodotti in futuro?
Non c'è nulla di meglio per risolvere un'equazione matematica che chiamare "quelli di Boston": gli esperti del Massachusetts Institute of Technology (MIT)…………….
La proposta (spiazzante ndr) è contenuta nel rapporto The Future of the Nuclear Fuel Cycle reso pubblico a metà settembre. Ed è molto semplice, nella sua radicalità. Prendiamo atto che al momento non esiste un sistema economico ed efficiente di smaltimento per distruzione delle scorie nucleari. Prendiamo atto che la soluzione considerata da tutti come quella "definitiva", il confinamento sottoterra, in un sito geologico capace di assicurare una stabile protezione per centinaia di migliaia di anni, si è rivelata nei fatti impraticabile in tutti i paesi del mondo. Prendiamo atto che nessuno ha un'alternativa "definitiva". Facciamo sfoggio ancora una volta del nostro proverbiale "ottimismo tecnologico", ovvero che in futuro i nostri figli e nipoti troveranno la soluzione che noi oggi ancora non abbiamo. E andiamo avanti per un altro secolo con una soluzione "provvisoria": manteniamo le scorie nucleari in depositi di superficie per almeno un altro secolo, in attesa che "quelli di Boston" o chi per loro, nel XXII secolo, trovino la soluzione tecnologica definitiva della nostra equazione.
In definitiva, quella che propone la MIT Energy Initiative è un autentico cambiamento di paradigma culturale. Finora si è detto: il rischio scorie nucleari non esiste, perché abbiamo una soluzione definitiva, il deposito geologico. Da oggi, sostengono "quelli di Boston" occorre dire: riconosciamo che il rischio scorie esiste. Riconosciamo i nostri limiti nel gestirlo. Conviviamo con le scorie nucleari che non sappiamo come trattare. Certi che in futuro una soluzione affidabile sarà trovata.
Questo nuovo paradigma ….. (richiede ndr)…. mettere a punto una revisione organica delle politiche di gestione del combustibile nucleare e delle scorie.
E arriverà anche in Europa. E infine in Italia. Qui da noi la Sogin, la società controllata dal Ministero del Tesoro e chiamata dal governo di Roma a risolvere l'equazione di cui sopra, ha appena elaborato, a quanto pare, una mappa dei 52 possibili candidati a "sito geologico definitivo". È stato un lavoro

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