IL POPOLO
Se un mafioso, un criminale, un bugiardo, un ladro, un imbroglione, insomma un delinquente, piccolo o grande che sia, non importa, dice a te o ad un altro che sei un mafioso, un criminale, un bugiardo, un ladro, un imbroglione, insomma un delinquente, e lo dice davanti ad un’altra persona che non conosce né te, né lui, o, conosce sia te che lui, ma è lui che ha in mano il megafono per farsi ascoltare. Dopo aver fatto questo tutt’i giorni, mentre tu continuavi a far il tuo dovere, puoi dare per certo che quella persona che ascolta, soprattutto se non ti conosce, può pensare che sia vero. Se riesce ad ascoltare le tue ragioni e, visto che non puoi dimostrarlo, non lo convinci fino in fondo, quando va bene pensa che tu sei mafioso, criminale, bugiardo, imbroglione, insomma delinquente, quanto lui. E così, il delinquente che ha in mano il megafono e, visto che è delinquente, anche la faccia tosta di far credere che non lo è, trasforma in delinquente anche te e perché questo non diventi convinzione anche di altri ti devi scolpare, giustificare che non sei un delinquente quanto lui che lo è, anche perché lo è sempre stato, ed oggi che rischia di venire allo scoperto, lo è ancora di più, tanto da diventare pericoloso più che mai.
E’ una tecnica di comunicazione che usano solo i delinquenti, sapendo di avere nelle mani non solo la parola, ma, anche, la tua ignoranza, soprattutto quando è frutto di una indifferenza che ti appartiene e, il più delle volte, di essa ti vanti. Per colui che conosce sia te che lui, oltre alla parola amplificata dal megafono, usa il potere di iniettare in lui dosi di paura. Soprattutto se capisce che sotto sotto, anche quando quello fa la rivoluzione con le parole, l’indifferenza gli appartiene, come succede alla gran parte della gente che ha altro a cui pensare. E, alla fine, diventa succube, fino a convincerlo che il delinquente sei tu.
Nel momento in cui riesce in questo suo intento trova facile cogliere negli altri l’invidia, il male dei mali, la cattiveria, la miseria umana e culturale, ed utilizza tutto questo per farsi eleggere al posto dove non ci dovrebbero essere i delinquenti, ma solo le persone rette e corrette.
Una tecnica riuscita al pari dell’altra, ormai tanto diffusa, di dire una cazzata e due minuti, al massimo, il giorno dopo, cancellarla con un’altra cazzata, questa volta detta, quasi sempre, non da lui, ma da un suo fedele, noto come "il ventriloquo" o, anche, "il portavoce". E, siccome sono tante le cazzate che dice, i portavoce sono più di uno, anche troppi e, nella quasi generalità, bocche che si aprono autonomamente senza che si dia il tempo al cervello di manovrarle. Per la verità c’è da dire che, proprio perché il cervello non c’entra, è un optional, possono fare bene il portavoce, questa che è diventata una professione molto diffusa, di grande attualità. Ecco perché non c’è bisogno che il popolo stia lì a perdere tempo a far funzionare il cervello. Non serve, bastano i portavoce anche quando, per una vecchia abitudine, si chiamano parlamentari, che uno non deve eleggere, visto che li nomina il comunicatore e, grazie al porcellum, i pochi partiti rimasti dopo lo sbarramento. A tal punto che vuole essere nominato anche lui allo stesso modo, per il gusto ed il piacere che il popolo, sovrano, non si deve assolutamente affaticare se non quando lo deve applaudire e osannare.
Il popolo! Che bello il popolo! Per il popolo, che con l’attuale legge elettorale non conta niente proprio perché non sceglie chi lo deve rappresentare in Parlamento, si può fare qualsiasi cosa, anzi, qualsiasi porcata. Anche quello di insultare il Presidente della Repubblica, come ha fatto ultimamente un casino di avvocato. W il popolo e chi lo reclama.
Come vedete non c’è solo uno, ma anche altri, purtroppo!
Come si sa tutte le storie hanno un inizio ed una fine, come noi vènti del resto. Si tratta solo di capire quando chiuderà questa storia che invoca il popolo proprio nel momento in cui lo affama, gli toglie il futuro, le risorse ed i valori, come la scuola, la ricerca, la cultura, o, anche, il territorio.
Cosa succederà dopo non si sa, anche se una cosa è certa: non potendo recuperare il tempo perso c’è da raccogliere le macerie lasciate da un improvvisatore e dai suoi assistenti. Ma non è questo il lavoro più duro, nel momento in cui c’è da stare attenti, per non rimanere sommersi, dal crollo di uomini e di donne che, dopo aver esagerato in tutto, provano a riciclarsi per sopravvive.
Noi vènti li conosciamo bene e conosciamo ancor di più la loro faccia tosta, la loro capacità di vendersi e ruffianarsi, di far credere, non che sono pentiti, ma che sono stati i protagonisti della situazione ribaltata, continuando ad appellarsi al popolo che, grazie a questi vomiti di uomini, continua così a prenderlo nel culo.
A Voreie

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