NOI CONTINUIAMO, PIU’ CONVINTI DI PRIMA, A DIRE NO AGLI OGM


L’articolo apparso sull’ultimo numero di TN, a firma di Alfonso Pascale, un amico che, non da ora, ha tutta la nostra stima, è alla base di questa nostra riflessione.

Pascale ci offre un resoconto del Forum su Agricoltura, Alimentare e Pesca del Partito Democratico, che riporta il punto di vista di questa forza politica di opposizione sugli Ogm, che è “del tutto diverso da quello di chi ancora si attarda a demonizzare gli OGM, attribuendo ad essi ogni sorta di nocumento per la salute e per l’ambiente”

Ci viene da pensare ad una fuga in avanti improvvisa del PD e, se ci viene permesso di dirlo, improvvisata, visto che le argomentazioni sono quelle che hanno riempito, per anni, le pagine della stampa quotidiana e periodica, per dire, e far dire, una sola cosa, che il No agli Ogm è, in pratica, ideologico ed un pugno in faccia alla ricerca.

Se è così, bisogna spiegare perché non lo è il Sì agli Ogm, tenendo conto che, nonostante l’appoggio di una parte della ricerca, non ancora vengono spiegati i risultati delle conseguenze sulla qualità del cibo e la salute umana e sull’ambiente. Anzi là dove è stato fatto uso di questi Ogm, il territorio è diventato presto più povero, avendo perso subito le sue innate risorse e la propria identità. Altro che il No ideologico!

Anche per esprimere il nostro punto di vista, guardiamo, così come ha fatto il PD, con grande preoccupazione alla situazione della crisi; ai rischi che porta una sua sottovalutazione, alla necessità di un ruolo centrale dell’agricoltura, se si vuole dare vita ad un nuovo modello di sviluppo che chiuda definitivamente, e subito, con quello che la crisi ha dichiarato fallito e che solo gli speculatori vogliono mantenere in vita.

Il mondo degli uomini, quello che ha dichiarato guerra al pianeta, deve capire che non ha più nessuna ragione e, quindi, nessuna possibilità, di poter andare avanti, se non dichiara il proprio bisogno di pace con il pianeta, la nostra amata Terra, sempre più stressata dal più giovane dei suoi animali, l’uomo. Una necessità, altrimenti il rischio è la fine.

Si sente forte la necessità di fermarsi per capire che solo una forte agricoltura, nel suo significato di vita e di cibo, rende possibile l’uscita dalla attuale crisi e la riorganizzazione di un modello di sviluppo che porta alla nascita della terza rivoluzione industriale.

Perché questo modello di sviluppo possa funzionare c’è bisogno, questa volta, che il sistema industriale sia strettamente ancorato all’agricoltura e non posto come alternativo o sostitutivo di questa attività economica sempre più primaria.

Si tratta, dicevamo, di riportare l’agricoltura ad essere perno, volano dello sviluppo e, soprattutto, del progresso, che è tale se riesce a coinvolgere l’umanità, e, a renderla, attraverso la conoscenza, consapevole delle risorse e della necessità di una condivisione delle stesse, sulla base di una compatibilità con il regno animale e vegetale.

Compatibilità che ha bisogno di tempo e di equilibrio per potersi esprimere pienamente, e, non di fughe in avanti che, volendo anticipare i tempi, rischiano di creare disastri, solo per fare piacere alle multinazionali.

È il caso degli organismi geneticamente modificati che, nel momento in cui dalle mani dei ricercatori vengono posti in quelle di poche multinazionali, diventano bombe micidiali, visto che queste imprese globali hanno un solo obiettivo, il profitto, anzi, per essere ancora più chiari, il massimo profitto. Le imprese che, più di ogni altra, sanno solo come governare i governi e come spremere il limone fino all’ultima goccia.

In questi ultimi dieci anni sono tanti gli esempi che portano a far capire le conseguenze delle azioni volute, promosse e pagate dalle multinazionali degli Ogm. Questi esempi ci dicono che non è il caso di fidarsi, tanto più di affidarsi, come, invece, vorrebbero anche illustri scienziati del nostro Paese, che noi stimiamo molto per quello che hanno fatto e continuano a fare, ma che non ci hanno convinto con le loro motivazioni a sostegno del Si alle coltivazioni Ogm.

Vogliamo rassicurare questi illustri scienziati che un No agli Ogm, per quanto ci riguarda, non è un No alla ricerca scientifica ed al progresso, ma semplicemente un No a realtà senza scrupoli che, in tutti i campi in cui si trovano ad operare, hanno dichiarato, con il loro comportamento e la loro unica finalità, il profitto, guerra al pianeta, alle sue straordinarie e fantastiche risorse, con percorsi crescenti di distruzione delle stesse e di impoverimento della stragrande maggioranza dell’umanità

Realtà pericolose, ripetiamo, portate non a creare ma a distruggere, che non si combinano con la necessità e l’urgenza di ritrovare quella serenità che serve a rimettersi i sintonia, in pace, con il pianeta, sapendo che questa serenità richiede, non solo una nuova impostazione dello sviluppo e una nuova agricoltura, ma la rivoluzione nell’uso delle risorse del pianeta, in primo quelle energetiche.

Una rivoluzione delle nostre abitudini, a partire dal mangiare, dal nostro rapporto con il cibo.

Anche qui la differenza profonda tra quanti, come noi, hanno una considerazione alta del cibo, e, cioè, non solo necessità ma fonte di socialità, memoria, dialogo, ambiente, paesaggio, storia e cultura di un territorio, e chi, come le multinazionali, considera il cibo, e la stessa l’acqua, una merce come altre, che serve a fare profitti.

In sintesi, e tanto per essere chiari: se un partito come il Pd, con la motivazione della difesa della ricerca e della sperimentazione o, anche, del bisogno di cibo per sfamare il mondo, apre agli Ogm, vuol dire che ha già aperto le braccia alle multinazionali, ciò che vuol dire che si pone, se ancora non lo è, al servizio delle stesse e, quindi, dichiara la propria rinuncia al cambiamento della società e del mercato che la caratterizza

Diventa, così, uno strumento come tanti, che dà forza a processi già in atto, quali quelli, come abbiamo detto all’inizio, che spiegano bene le ragioni di una crisi profonda, politica, economica, sociale; di fenomeni devastanti come la fuoriuscita del petrolio e la distruzione di un vasto territorio, proprio mentre è forte la ricerca di fonti energetiche, non quelle limitate e lontane, ma di quelle distribuite in ogni luogo e in ogni dove (sole, vento, acqua, maree e altre ancora) che il pianeta mette a disposizione.

La presa di posizione del Pd, ancora timida ma significativa, sugli Ogm, è la conferma delle ambiguità di questo partito riguardo alla privatizzazione dell’acqua, al ritorno al nucleare e ad altre scelte che ci trovano completamente in disaccordo.

Ora risulta a noi più chiara la sua difficoltà di essere davvero un partito di opposizione: stare fermi per non cadere in contraddizione o mettere in dubbio la fiducia dei suoi nuovi, veri interlocutori, che non sono più, né le masse lavoratrici né gli intellettuali, ma i padroni nostrani che si ritrovano nella logica delle multinazionali.

Farsi carico degli interessi delle multinazionali è tutt’altra cosa che farsi carico dell’interesse generale. Oltretutto, al di là del fatto se è frutto o meno di una precisa strategia dei governi passati, il nostro Paese vive il primato delle Dop e delle Igp, cioè il primato delle nostre eccellenze agroalimentari, testimoni importanti di territori segnati da paesaggio e ambiente, tradizioni, soprattutto culinarie, storia e cultura, cioè i valori delle nostre identità locali e regionali.

Valori che gli Ogm tendono ad uniformare, anche a costo di appiattire le colline per renderle tutte eguali. Proprio ora che è più forte il bisogno di respirare la libertà dei venti, che spesso sono respiri di queste colline, espressioni di diversità, peculiarità, come i mille vini e i mille oli, la bontà della biodiversità, che non sono, come i territori che li originano, astrattezze, ma verità che ci appartengono e ci aiutano a stare bene con noi stessi. Anche per questo noi continuiamo a dire No agli Ogm e lo diciamo con grande senso di responsabilità.
p.di.lena@alice.it

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