DUE PIEDI IN UNA SOLA SCARPA

Tutti sanno chi siamo e cosa facciamo e tutti ci rimproverano perché ci nascondiamo. Non ne abbiamo la necessità per il semplice fatto che siamo “A voreie”, un vento che, in quanto a direzione, è opposto a “U fauneie”, che ci è toccato sostituire perché troppo pesante per i cuori deboli di chi pensa di fare politica a Larino, alla luce del sole o nel buio delle stanze chiuse di chi non vuole apparire, ma solo comandare.
Ieri sera c’è stato il consiglio comunale, con un sindaco ed una maggioranza particolarmente nervosi e strani, soprattutto quando qualcuno ha provato a toccare nervi scoperti che fanno male; con un Urbano particolarmente ispirato nell’arte della provocazione e stranamente inginocchiato davanti al suo sindaco ed ai suoi colleghi assessori, pronto a dispensare elogi a quelli che l’hanno designato a rappresentarli da qualche parte, visto che sono prossime le scadenze elettorali. La Regione? la Provincia? Per ora non è dato sapere, ma si vedrà.
Le ricorrenti insinuazioni hanno disturbato l’opposizione, soprattutto quella riguardante l’Imam, oggetto di interrogazione per quello che la cronaca ha riportato in questi giorni, cioè le dimissioni del Presidente, l’arrivo della finanza e di altri organi di controllo per problemi di gestione un po’ allegra - è stato detto – del marito della tanto on. De Camillis che, per usare le parole del sindaco, dovrebbe, insieme al mitico marito, un simpatico giocherellone che soffre di overdose di fantasia, “essere un po’ più cauti”, per non mettere a rischio un patrimonio importante per Larino, grazie alla presenza del direttore Di Carlo, la vera colonna portante di tutta l’impresa culturale che onora la nostra città ed il Molise intero. L’opposizione si preoccupa, chiede della situazione, dei rischi che corre l’istituto e la maggioranza apre bocca con Urbano, il suo avvocato difensore di ieri sera, che ha confuso la sala consigliare in un’aula di tribunale, nella duplice veste anche di pubblico ministero, la figura che non fa dormire Berlusconi, per accusare l’opposizione che vuole la fine dell’Imam.
Sembra che siano stati spesi in un anno i finanziamenti di tre anni della Regione, che, è giusto ricordare, sono stati dati a una istituzione privata, meglio dire familiare, con il comune che è rimasto lì a guardare, preoccupato solo di non disturbare chi aveva fatto vedere le conseguenze delle sue operazioni.
Tutto questo mentre l’oggetto della discussione era un documento sulle politiche giovanili, con una nomina, quasi in diretta, di un assessore (Urbano) a seguire questa questione di profonda attualità, che, stante ai temi posti dal documento, spettava al sindaco prendere in mano, visto che ha lui la delega della programmazione.
Ma tanto è che, oltre a una discussione lunga perché solo qualcuno aveva letto il documento dei giovani, la votazione ha visto il capogruppo di Larino viva staccarsi dalla opposizione, che aveva votato a favore della mozione, a differenza della maggioranza che ha votato contro, ed esprimere un voto di astensione insieme a Urbano, come un ritorno a prima delle elezioni, quando uno è andato da una parte e l’altro dall’altra.
Un gesto che non è piaciuto per niente ai pochi di Larino viva presenti in un’aula consigliare, vuota a significare, non tanto il distacco dei cittadini, ma la paura che questa amministrazione ha della loro partecipazione alla discussione dei temi che li riguardano e toccano la città, che amano e che vorrebbero ricca di immagine e di decoro.
Altro nervo scoperto quello dell’’ospedale con il geometra Quici che si autodefinito esperto di sanità, rimproverando il consigliere Di Lena di parlare, invece che di olivi, grano, vino, di ospedale fino al punto di permettersi di suggerire a Iorio di trasformare l’ospedale di Larino in clinica universitaria, cioè nella soluzione ideale per il “Vietri”, per Larino e il suo comprensorio, il Molise.
Volendo prendere per buona la minaccia di Urbano (ancora lui) rivolta a Di Lena di dimettersi, nel momento in cui l’ospedale torna a nuova vita, fa capire che Iorio ha aperto il borsellino per dire che si ricorda di Larino ed ha trovato qualche spicciolo da dare. Ed è così se il documento che arriverà in consiglio venerdì è quello che parla di accorpamento con Campobasso, dopo aver staccato il “Vietri” dal S. Timoteo di Termoli, salvo a capire il tiro e molla del prestigioso laboratorio di analisi, oggetto del desiderio della sanità molisana; di riabilitazione e di oculistica e perde chirurgia, vuol dire lasciare le cose al punto in cui sono oggi: Di Lena non può dimettersi e Quici farebbe meglio a lasciare un campo che non si adatta ad un geometra, con tutto il rispetto per Quici e per la categoria dei geometri.
Se Quici, invece, ascolta il consiglio dato da Di Lena che, poi, è la proposta ufficiale di Larino viva, deve, assolutamente, pretendere, da Iorio, la clinica universitaria per continuare ad occupare la sedia e per mandar via il consigliere che chiede, da tempo, le sue dimissioni e le chiede per quello che in questi due anni non è stato capace di fare, e, per le condizioni che vive l’ospedale di Larino.
Con una fava tre piccioni: fuori Di Lena; Quici sempre più potente e presente e, soprattutto, rilancio alla grande del “Vietri” e di Larino. Forza Quici, noi siamo tutti con te, pronti per farti un monumento, non importa se la proposta l’ha avanzata, con forza Larino viva rilanciando una vecchia idea buttata lì di Michele Iorio. Non importa, vai!
La verità è che il Consiglio comunale aveva tra i punti all’odg., il Bilancio, ma nessuno se ne è accorto, nel momento in cui il ragioniere ha presentato un documento che il sindaco ha illustrato con quattro parole, forse stanco della lunga serata.
Ma la colpa è sua e del presidente del Consiglio che, invece di dare continuità alle sedute del consiglio e, soprattutto, a quelle delle commissioni, raccolgono tutto in un solo giorno e tutto questo per dare spazio ad Urbano che ieri sera ha dimostrato qual è la tecnica di chi riesce a stare con i due piedi in una sola scarpa. Un artista!
A Voreie
P. S.
Sempre Urbano protagonista che ha attaccato in un modo spropositato il povero Pizzi che stava sviluppando il suo intervento, come sempre pulito, chiaro; e poi l’atteggiamento aggressivo di Pino Puchetti, da vecchio comunista trinariciuto, a dimostrare la sua nuova appartenenza al Pd, con il circolo di Larino che raccoglie ancora qualcuno che, non molti anni fa, aspettava baffone.

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