RICOMINCIARE

Vincenzo Cerami, nella sua nota settimanale che L’Unità riporta nell’ultima pagina, ricordando il nastro tricolore nel taschino della giacca degli orchestrali nel concerto di Capodanno alla Fenice di Venezia, quale segno di protesta per i pesanti tagli alle Fondazioni liriche, si è posto subito una domanda, che suona dura condanna al suo partito, il Pd.
In particolare, Cerami scrive “……nel vedere quella sorta di umiliata decorazione appesa agli occhielli dei musicisti, mi sono chiesto subito qual è il punto di vista del mio partito, del PD, sull’argomento, e soprattutto se il nuovo assetto messo in piedi da D’Alema-Bersani ha un qualche interesse per la Cultura e per l’Arte del nostro Paese. Rispondo senza esitazione: no, non ha alcun interesse per la Cultura e per l’Arte, perché, né più né meno della destra, non possiede la cultura della cultura. La nostra classe al potere proviene dalla ex piccola borghesia, tradizionalmente sotto culturale quando non smaccatamente anticulturale. Sia per Tremonti che per Bersani la cultura è un passatempo, un hobby di cui si può fare a meno in tempo di crisi economica. Addolora che il PD, sull’argomento cultura non abbia nulla da dire.”
Cerami chiude sottolineando l’errore che commette il PD “buttando a mare la cultura…..Dimostra di voler staccare da ciò che lo collega alla realtà più profonda degli italiani……non gli resta che il mero, burocratico, tristissimo conto delle tessere.”
Un commento amaro che appartiene anche a chi, dopo aver militato nel Pci, Pds e Ds, ha deciso di non aderire al Pd, sperando vivamente di essere sconfessato dai fatti e di pentirsi per non averlo fatto prima. Le stesse parole usate da Cerami per la cultura, valgono per l’Ambiente, il Territorio, l’Agricoltura, l’Artigianato. Per questi temi il Pd “No, non ha alcun interesse” e lo dimostra il silenzio su tutte le operazioni, una più importante dell’altra, portate avanti dalla destra, come il nucleare, l’acqua, l’esproprio dei poteri agli enti locali ed alle Regioni, la crisi profonda dell’agricoltura, la cementificazione del territorio ed altre porcherie varie.
Assente, salvo qualche frase ad effetto per dimostrare semplicemente che i suoi dirigenti marcano il cartellino. Assente, salvo quando c’è da fare favori alla destra, come nel caso di Larino, Termoli o della Puglia, del Lazio o dell’Umbria, perché non si spiega altrimenti un modo di fare così masochistico.
Da qui la necessità di organizzare quanti si riconoscono di sinistra ed hanno a cuore quel patrimonio di valori che la classe dirigente del Pd, come scrive Cerami, sta buttando a mare o rischia di metterlo nelle mani di un piccolo borghese come Di Pietro.
Si tratta di prendere la bandiera della opposizione e di organizzare le persone non per dare loro una tessera ma per renderle protagoniste di quel cambiamento di cui hanno bisogno il Paese, il Molise, Termoli e Larino. Un bisogno urgente prima che tutto diventi irreparabile.
Soffiare sulle situazioni perdenti è per noi una fatica enorme che ci porta non solo a sudare ma a piangere nel toccare con mano lo sfascio morale e culturale di questo nostro amato Paese.
A Voreie
Larino, befana 2010

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