Napolitano: «Puntiamo su Mezzogiorno e giovani»


Per riuscire a superare la crisi e uscirne con un'Italia più giusta, "occorre guardare con coraggio alla realtà nei suoi aspetti più critici, ponendo mano a quelle riforme e a quelle scelte che non possono più essere rinviate, e facendoci guidare da grandi valori: solidarietà umana, coesione sociale, unità nazionale", ha detto il presidente della Repubblica nel messaggio di fine anno. E la realtà, ha aggiunto, porta a guardare i problemi di coloro che hanno "avuto maggiori" problemi dalla crisi.NEL 2010 A RISCHIO SOPRATTUTTO OCCUPAZIONE L'Italia ha pagato un prezzo alto alla crisi e nel 2010 a rischio " è soprattutto l'occupazione". Giorgio Napolitano traccia un bilancio di questa anno di crisi economica nel discorso di fine d'anno:" C'é stata una pesante caduta della produzione e dei consumi; ce ne stiamo sollevando; si è confermata la vocazione e intraprendenza industriale dell'Italia; ma ci sono state aziende, soprattutto piccole e medie imprese, che hanno subito colpi non lievi". Napolitano ha aggiunto:" Si è fatto non poco per salvaguardare il capitale umano, per mantenere al lavoro forze preziose ma anche nelle aziende in difficoltà, e si è allargata la rete delle misure di protezione e di sostegno; ma hanno pagato, in centinaia di migliaia, i lavoratori a tempo determinato i cui contratti non sono stati rinnovati e le cui tutele sono rimaste deboli o inesistenti; e indubbia è oggi la tendenza a un aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile".RIFORME AMMORTIZZATORI E FISCALE: NIENTE RATTOPPINapolitano nel suo messaggio di fine anno al Paese mette in primo piano, tra le riforme indispensabili, quella degli ammortizzatori sociali e quella fiscale. La prima è chiamata a dare finalmente risposte di sicurezza e tutela a coloro che lavorano in condizioni di estrema flessibilità e precarietà, dice. Ma non servono "rattoppi", aggiunge.. Nel dibattito -prosegue il Capo dello Stato -ci deve essere anche una "rinnovata" presa di coscienza del "problema durissimo del debito dello stato".NON PIU' IN SOSPESO RIFORME E GIUSTIZIALe riforme istituzionali e la riforma della giustizia "non possono essere ancora tenute in sospeso". E ' uno dei passaggi centrali del discorso di fine anno del Capo dello Stato Giorgio Napolitano. ''Da esse - afferma il presidente della Repubblica - dipende un più efficace funzionamento dello Stato al servizio dei cittadini e dello sviluppo del paese".Le riforme istituzionali e della giustizia devono essere fatte subito "sulla base di valutazioni ispirate solo all'interesse generale". Lo afferma il Capo dello Stato Giorgio Napolitano nel discorso augurale di fine anno. "Ho detto più volte quale sia il mio pensiero - ricorda Napolitano -: sulla base di valutazioni ispirate solo all'interesse generale, ho sostenuto che anche queste riforme non possono essere ancora tenute in sospeso , perché da esse dipende un più efficace funzionamento dello Stato al servizio dei cittadini e dello sviluppo del Paese". Le riforme istituzionali e della giustizia "non sono seconde alle riforme economiche e sociali e non possono essere bloccate da un clima di sospetto tra le forze politiche e da opposte pregiudiziali". Lo afferma il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano."La Costituzione può essere rivista, come d'altronde si propone da diverse sponde politiche, nella sua seconda parte. Può essere modificata, secondo le procedure che essa stessa prevede", aggiunge Napolitano.PIU' CRESCITA PER SUD E PIU' FUTURO PER GIOVANI Più crescita, più sviluppo nel mezzogiorno, più futuro per i giovani, più equità sociale. E' quanto chiede il presidente della Repubblica nel suo messaggio di fine anno spiegando che a tal fine ci sono riforme non più da rinviare.GUARDIAMO CON PIU' FIDUCIA A NUOVO ANNO La società italiana, dice il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo messaggio di fine anno, ha reagito alla crisi "con intelligenza, duttilità, senso di responsabilità". E le istituzioni, nonostante siano stati vissuti "mesi molto agitati sul piano politico" hanno realizzato "anche momenti di impegno comune e di positiva convergenza". Perciò, sottolinea Napolitano, "guardiamo con fiducia, con più fiducia del 31 dicembre scorso, al nuovo anno".NON E' VERO CHE PAESE DIVISO SU TUTTO"In realtà non è vero che il nostro Paese sia diviso su tutto: esso è più unito di quanto appaia se si guarda solo alle tensioni della politica". Giorgio Napolitano invita nel suo discorso di fine d'anno a superare le tensioni, "Tensioni - sottolinea il Presidente della Repubblica - che è mio dovere sforzarmi di attenuare". E Napolitano ricorda in proposito la recente aggressione al Premier: "E' uno sforzo che mi auguro possa dare frutti,come è sembrato dinanzi a un episodio grave, quello dell'aggressione al Presidente del Consiglio: si dovrebbe ormai, da parte di tutti, contenere anche nel linguaggio pericolose esasperazioni polemiche, si dovrebbe contribuire - conclude - a un ritorno di lucidità e di misura nel confronto politico".NON ABBASSARE GUARDIA CONTRO RAZZISMODura condanna del razzismo nel discorso di fine anno del presidente della Repubblica. Dopo aver richiamato al dovere dell'accoglienza verso chi viene in Italia "per svolgere un onesto lavoro", Napolitano sottolinea che "le politiche volte ad affermare la legalità e a garantire la sicurezza, pur nella loro severità, non possono far abbassare la guardia contro il razzismo e la xenofobia, non possono essere fraintese o prese a pretesto da chi nega ogni spirito di accoglienza con odiose preclusioni" .UNITA' DELLA NAZIONE"Io posso assicurarvi che sono deciso a perseverare nel mio impegno per una maggiore unità della nazione: un impegno che richiede ancora tempo e pazienza, ma da cui non desisterò".SOBRIETA' DEGLI STILI DI VITA"E' necessario che si riscoprano e si riaffermino valori troppo largamente ignorati e negati negli ultimi tempi", dice Giorgio Napolitano nel suo discorso di fine anno. "Più rispetto dei propri doveri verso la comunità - elenca - più sobrietà negli stili di vita, più attenzione e fraternità nei rapporti con gli altri, rifiuto intransigente della violenza e di ogni altra suggestione fatale che si insinua tra i giovani".Quello del 31 dicembre 2009 è per Giorgio Napolitano, una sorta di giro di boa, cadendo a metà del settennato. Nei tre discorsi precedenti, il capo dello Stato ha disegnato un proprio stile, sia nella scelta dei temi trattati che nelle scelte dei simboli usati per la scenografia.2006 - L'INVITO AL CONFRONTO COSTRUTTIVO - Il primo discorso di fine anno di Napolitano dura 18 minuti ed è segnato da un appello: "Non allontanatevi dalla politica". E' l'invito agli italiani, dopo che dalle elezioni è uscito un Paese diviso "in due parti quasi uguali". Un discorso già segnato dall'invito ad abbassare i toni ed a cercare un "confronto costruttivo". Le parole sono accompagnate da oggetti significativi: sulla scrivania la Costituzione ed il Trattato costituzionale europeo; alle spalle le bandiere italiana, della Ue, e della presidenza della Repubblica, ed un arazzo. Una foto con Altiero Spinelli sottolinea ulteriormente il richiamo europeista.2007 - L'ASSILLO DELLE MORTI SUL LAVORO - I quindici minuti del discorso del 2007 sono accompagnati da una scenografia con qualche variante significativa. Sulla scrivania compaiono volumi di padri costituenti come Piero Calamandrei, Benedetto Croce e Luigi Einaudi, accanto ad una copia della Costituzione del 1948, della quale si sta per celebrare il 60/mo anniversario. Ma compaiono anche una foto del presidente con i nipoti ed un orologio da tasca; è il dono della vedova di un ferroviere morto sul lavoro. E proprio le morti sul lavoro sono uno dei temi cruciali del discorso; un suo "assillo", lo definisce il capo dello Stato, che ricorda il rogo della Thyssen Krupp. Agli italiani Napolitano rivolge un invito a credere in loro stessi ("i fatti smentiscono le rappresentazioni di un'Italia in declino").2008 - DALLA CRISI ESCA UN'ITALIA PIU' GIUSTA - Alla terza esperienza, Napolitano accorcia ulteriormente la durata del discorso, che scende a 14 minuti. Alle spalle del presidente scompare l'arazzo, sostituito da uno scorcio dei giardini del Quirinale. Il discorso del 2008 è segnato dalla crisi economica e dal consueto invito, agli italiani ed ai partiti, ad unire le forze. Perché "dalla crisi deve, e può uscire, un'Italia più giusta".
31 dicembre 2009

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