La sede dell'istituto Agrario stimola la proposta di Pasquale Di Lena

LARINO. Un tema reintrodotto dal sindaco nel corso della seduta dell’ultimo consiglio comunale di Larino, quello del 28 dicembre scorso, con novità circa la questione dei terreni dove collocare il nuovo istituto, nel momento in cui, anche volendo, l’area nei pressi dell’Hotel Campitelli non è disponibile.
Ad intervenire, come sempre in maniera puntuale, è stato Pasquale Di Lena.
"Ancora una volta siamo tornati a riproporre la scelta dei terreni delle Piane di Larino, quelli di proprietà della Amministrazione provinciale di Campobasso, già Battista, per la costruzione, subito, dell’istituto e, insieme del convitto, quale avvio di un percorso che porta alla realizzazione di un “campus” e, nel contempo, di un “polo” di alta specializzazione nel campo dell’agroalimentare, sulla base di esperienze esistenti, in Italia e nel mondo, come – tanto per citarne alcune- a Davis in California; Montpellier in Francia e Padova in Italia.
Un’idea, la nostra, che viene da lontano, già riportata da “Il Ponte” di gennaio- febbraio 1998, sotto il titolo “un’idea per aprire il Molise in Europa”, che riprendeva, quanto riportato dal numero precedente dello stesso giornale, quello di fine anno, un volantino diffuso dagli alunni dell’Istituto; la delibera del comune di Larino riguardante la sdemanializzazione e vendita di 36 ettari di terreno al Consorzio di Bonifica e la lettera inviata dai cittadini alle autorità competenti di diffida a concedere la sdemanializzazione.
Un lungo ragionamento, quello da noi riportato con l’articolo pubblicato dal glorioso periodico larinese, essenziale per spiegare le ragioni della nostra proposta, come la centralità dell’agricoltura; il valore del nostro territorio per la qualità e la identità dei prodotti; la necessità di una crescita della professionalità dei nostri produttori per competere sui mercati e il ruolo fondamentale dell’unico Istituto operante nel Molise, soprattutto in un permanente raccordo con gli istituti di ricerca, in primo luogo, con l’Università del Molise.
Un ruolo fondamentale, dicevamo, se posto nelle condizioni logistico – strutturali, didattiche e operative, di affrontare le nuove sfide, in particolare quelle della globalizzazione dei mercati.
In questo senso, scrivevamo, un rapporto costante con le aziende agricole molisane e la priorità, ancor prima di un’azienda agricola, “di campi sperimentali e dimostrativi per i suoi programmi didattici; di laboratori; di aule attrezzate; di una biblioteca; di ambienti e spazi per socializzare, giocare, far fruttare di interessi il tempo libero……impostare corsi post diploma…….
Un Istituto da proiettare sull’altra sponda dell’Adriatico,……cosa possibile se ci si attrezza e si è all’altezza del compito in quanto a direzione ed a staff tecnico.
Un Istituto aperto, in particolare nei periodi di sospensione delle lezioni, a stage, corsi brevi, seminari, incontri, in modo da offrire occasioni utili a fortificare il suo ruolo e la sua fama, utilizzando al massimo le strutture……al servizio di un settore, l’agricoltura, centrale per lo sviluppo del Basso Molise”. Per quanto riguarda la riflessione che è scaturita, anche da parte di autorevoli membri di giunta Giardino, sul rischio di isolamento e, soprattutto che andrebbe a favorire altri paesi più vicini, abbiamo anticipato la domanda, scrivendo “guai poi ad isolarsi od a pensare che bisogna lavorare “per gli altri” Comuni del Circondario, invece che “con gli altri” e con gli altri costruire quel processo di trasformazione in agricoltura ed in altri campi di attività…vedi turismo……Partire dalle risorse che abbiamo per creare nuove risorse….affermare il ruolo di Larino Capitale dell’Olio”.
L’articolo si chiudeva con il racconto del sogno del “campus”, che, avrebbe la possibilità, oggi, di contenere anche l’Università dell’Olivo e dell’Olio del Mediterraneo, definendo così il “Campus”, punto di riferimento nazionale ed internazionale, che riporterebbe Larino a rivivere il ruolo che ha sempre svolto nel campo dell’agroalimentare molisano.
Pur rendendoci conto, a distanza di 12 anni, che la comprensione del progetto non ha fatto passi in avanti dobbiamo prendere atto che anche la direzione e lo staff tecnico non ha mostrato di avere idee chiare riguardo al ruolo dell’Istituto e cosa fare per il suo futuro".
V/Bem

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