GRAZIE ENZO DI MARIA

L’altra sera intervenendo al consiglio comunale, in seduta ordinaria, sulle progettualità presentate dal sindaco con schede da mettere a disposizione dei 30 milioni di euro dei Pai, ci siamo permessi di fare una serie di osservazioni circa il metodo e il merito dei progetti presentati, visto che ripropongono un passato che è causa della disastrosa crisi che viviamo, fatto di sprechi e di progetti senza senso, che sono serviti solo ai tecnici per fare soldi ed ai politici per avere voti.
Basta dare uno sguardo all’indietro per rendersi conto delle macerie che entrambi questi soggetti ci hanno lasciato, in mancanza di una programmazione e di una progettualità tesa a pensare il futuro delle nuove generazioni e non il conto da incassare. Tutto all’incontrario di quel detto dei saggi degli indiani di America che dicevano quando vuoi pensare a fare qualcosa devi pensare almeno a sette prossime generazioni per capire se la cosa che hai pensato ha significato. Il nostro recente passato e il presente ci vede tutti abituati a pensare all’immediato. Siamo tutti invasi dall’animo del consumismo che, se continua così, fra poco, ci divora anche il cervello.
Utilizzando questi giorni di riposo per fare le pulizie del tavolo di lavoro e della libreria, ci è capitato sotto mano “Il Ponte”, che, sfogliando, ci ha permesso di leggere vecchi articoli che hanno parlato dei problemi discussi in consiglio Comunale. In particolare, quello che portava il titolo “Larino Città d’Arte”, apparso sul numero di settembre-dicembre del 1997, del compianto Enzo Di Maria, l’amico caro che è sempre vivo e presente, intorno a noi, con le sue idee, la sua passione per questa nostra città.
Un articolo che a noi è servito per impostare la legge su “ le Città d’Arte del Molise”, approvata con grande fatica e mai utilizzata dai politici e amministratori di Larino e del Molise, e, soprattutto, per inserire queste sue idee, in particolare quello del recupero del centro storico, nell’accordo di programma approvato con un finanziamento di 6 miliardi di lire, che prevedeva la ricostruzione di piazza Duomo, così come da lui pensato e progettato; il Museo diocesano, un’opera che non trova ancora, a distanza di quassi dieci anni, la sua dovuta soluzione e il Palazzo Ducale.
Per onestà di cronaca c’è da dire che due dei sei miliardi, proprio quelli della ricostruzione di piazza Duomo, sono stati presi dall’allora assessore Chieffo e portati altrove.
Ma non è la cronaca quello che più mi interessa riportare, parlo del ragionamento chiaro, lucido, preciso di quell’architetto geniale e, come tale, non servile, che è stato Enzo Di Maria, quando scrive “vorrei sfruttare l’opportunità che la redazione del giornale mi offre, per raccontare, non tanto le notizie della storia del passato illustre della nostra città, ma piuttosto la consistenza reale del prezioso patrimonio della città,…….ma che ancora sfugge….forse perché non abbiamo più la sensibilità per riconoscere la qualità di tutto quanto ci rimane troppo vicino. Non sono sufficienti i ritrovamenti arcaici; i resti della città preromana e romana; il numero considerevole di mosaici, le cisterne e le terme, le antiche pavimentazioni stradali e le ville; la cattedrale e le chiese; i conventi e i castelli; le torri ed i palazzi; il paesaggio e gli antichi frantoi a farci pensare Larino come l’àmbito di un concetto di appartenenza tipico ed irripetibile.
L’equivoco – scrive ancora Enzo Di Maria – risiede nel fatto che un conto è guardare con il cuore ed un conto è farlo con gli occhi, ….e allora il degrado, l’incuria e la superficialità riprendono il sopravvento, vanificando anche il più timido tentativo di pianificare e di programmare le opportunità e l’immagine futura della città” Poi continua con alcune considerazioni prese a prestito dalla d.ssa De Niro ( i primi a doversi accorgere della propria città sono i larinesi, che inoltre devono imparare ad amarla); dal prof. Biscardi come la irrilevanza del “riconoscimento” rispetto alla sostanza ed alla vera natura dei tanti problemi della città, per chiudere l’articolo, arricchito di preziosi disegni, con una sua impressione….”a Larino diventa difficile realizzare anche le cose più semplici, non esiste confronto e tutto si svolge in una palude dove non ci si rende conto del tempo che passa”. Una verità amara che è anche nostra, soprattutto se uno pensa al giudizio espresso dal vicesindaco di questa città sulla discussione dell’altra sera in consiglio comunale ed alla vicenda della questione ospedale, che riporta alla regola di evitare ogni confronto perché tutto, come sottolineava Enzo, si svolga in una palude dove nessuno possa rendersi conto del tempo che passa.
Grazie Enzo. Chiederemo a tua moglie ed ai tuoi figli di mettere nel salvadanaio de “Il Gusto delle Idee”, le tue idee ed i tuoi progetti per farli conoscere e lottare per realizzarli.
Pasquale Di Lena
Larino, 03.01.10

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