Mia dolce e cara amica,

pensavo di aspettare qualche giorno prima di risponderti.
Volevo farlo ragionando sulle reazioni suscitate dal gesto, riprovevole, di una persona con difficoltà psichiche che – a detta sua- si è già pentito di quello che ha fatto.
Sono bastati pochi minuti per capire subito che gli uomini della maggioranza, quelli più accaniti, aspettavano l’occasione per aggiungere nuovo odio all’odio che hanno nei confronti di chiunque, nel modo più giusto o sbagliato, difende la democrazia e la Carta costituzionale.
Un coro di tromboni che, se danno fastidio quando suonano da soli, figuriamoci quando lo fanno tutt’insieme, approfittando delle loro televisioni che hanno gente speciale come Fede, Vespa, Minzolini e tanti altri ancora.
Capisco il tuo avvilimento e la voglia di tacere; di non animare battute per non lasciare spazio a chi poi le strumentalizza per fare, come dice e vuole Maroni, leggi speciali contro internet e le manifestazioni.
Una prova, solo una prova d’orchestra, per poi comprendere tutti quelli che sono stati elencati da Cicchito nella sua lista di prescrizione, già pronta da lungo tempo.
La violenza verbale e il dito accusatorio di questo numero della P2, fanno capire che non sono poi così casuali. Le leggi speciali comprenderanno anche “L’Asino” che il nostro Biscarozzi Primo, incazzato più del normale, cerca di animare anche con le nostre collaborazioni.
Un modo per chiudere la bocca e azzerare l’opposizione a chi lascia che si chiudano le fabbriche perché si spostino in altri paesi, insieme ai capitali; a chi mette in mezzo alla strada migliaia di famiglie; a chi lascia scappare i nostri migliori cervelli altrove e pone la scuola nelle condizioni di non esprimere più il sapere, la cultura; a chi lascia spazio alla speculazione; reintroduce il nucleare; privatizza l’acqua ( ci pensi, privatizza l’acqua!); alla libera stampa ed alla libera televisione, alla magistratura.
E tu ti vuoi pentire solo per aver fatto una semplice battuta, del tutto innocua, che già nel titolo “antichi rimedi”, faceva capire che ci si rivolgeva a un bambino capriccioso e, quindi, da educare come si faceva un tempo?
So che sei avvilita e capisco, ma non capisco il silenzio che ti sei imposto.
Torna, mia dolce e cara amica, anche perché se non torni fai stare zitto anche me. Fino a quando resisterò non lo so. So, di certo, che il giorno che tornerò a ragliare allora sì che rischio di cadere nel gioco di questi signori che è quello di portarti all’esasperazione per approfittare e farti apparire coglione.
Questo per dirti, anche, che sono pochi giorni e già mi mancano i tuoi belati, segni di saggezza e di considerazione, dolcezza e comprensione.
Zacc.

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