Associazionismo olivicolo, strumento ancora essenziale

di Claudio Di RolloPresidente Cno - Consorzio nazionale degli olivicoltori




Come Consorzio Nazionale Olivicoltori- Cno - ci inseriamo nel confronto aperto con le Organizzazioni Professionali, stimolato da "Teatro Naturale", esaminando il tema dell’associazionismo nel settore olivicolo caratterizzato com’è da circa un milione di produttori, con una elevatissima parcellizzazione e da uno scarso potere contrattuale.Come noto il mercato dei prodotti agroalimentari, e in particolare di quelli olivicoli, è interessato, già da diversi anni, da importanti cambiamenti. A cominciare dalla Pac che ha mutato i propri obiettivi di sostegno al reddito in agricoltura, orientandoli a favorire azioni di natura diversa legate agli aspetti ambientali, di sicurezza alimentare a di servizi, ma soprattutto di porre maggiore attenzione ai segnali provenienti dal mercato, in conseguenza anche di una riduzione progressiva del sostegno comunitario diretto a vantaggio dello sviluppo rurale.Quindi il reddito derivante dall’attività agricola è e sarà sempre più legato alla capacità degli agricoltori nel saper vendere i propri prodotti. E’ questa una condizione tanto più importante oggi proprio perché le imprese agricole, e quindi anche quelle olivicole, si trovano ad operare in un mercato globalizzato dove è aumentata la concorrenza tra Paesi esportatori, sono più frequenti le oscillazioni dei prezzi, è divenuta più articolata la domanda di prodotti da parte di consumatori maggiormente orientati ai contenuti qualitativi-salutistici ed è aumentato considerevolmente il livello di concentrazione della domanda espressa dall’industria, ma soprattutto dalla grande distribuzione.Sono fondamentali, quindi, alcune scelte riguardanti la sfera della produzione (cosa, quanto e come produrre) direttamente connesse al mercato negli aspetti che oggi tendono a caratterizzarlo, ossia il marketing e le relazioni contrattuali. Da qui il ruolo strategico di governo del mercato dove l’associazionismo può essere un attore fondamentale.Certo, non possiamo evidenziare una forte autocritica che parte da lontano e deriva da una visione predominante che vedeva il ruolo delle associazioni inteso più come strumento “amministrativo” rivolto alla gestione degli aiuti comunitari piuttosto che al mercato. E’ bene precisare con estrema chiarezza che si è chiusa (in verità da tempo) una fase storica nella quale si è risposto in modo adeguato agli olivicoltori associati rendendo un servizio professionalizzato anche alla Pubblica Amministrazione. Si tratta ora di affermare e costruire un rinnovato e più avanzato sistema associativo con la consapevolezza e la capacità di metterci in discussione, traguardando verso il nuovo le esperienze maturate fino ad ora. In tal senso credo che il “nuovo” associazionismo, in funzione della sua azione collettiva, possa e debba assumere un ruolo significativo anche sotto il profilo dei vantaggi economici rispetto all’azione individuale dell’impresa agricola anche se ben strutturata e organizzata. Mi riferisco in particolare all’acquisizione di massa critica di prodotto per ottenere importanti economie di scala oltre che gestire il marketing-mix della produzione aggregata, alla opportunità di programmare l’offerta per adeguarla alle esigenze della domanda, alla possibilità di utilizzare al meglio e a minore costo l’informazione di mercato essenziale anche per ridurre l’impatto di forme speculative, al vantaggio di ricorrere a condizioni migliori al credito e all’acquisto collettivo di input, alla possibilità ad investimenti collettivi nel campo della ricerca sulle innovazioni di prodotto e di processo.In generale l’associazionismo nel comparto olivicolo italiano (cinque Unioni e un centinaio di associazioni territoriali) riveste un peso tuttora poco significativo e incisivo rispetto alle potenzialità che ho cercato di illustrare.La mancanza di incentivi finanziari da un lato, e una predominante confusione di ruoli nella gestione della filiera, dall’altro, cui si aggiunge una non sempre sollecita attuazione, da parte delle Istituzioni preposte, degli strumenti normativi rendendoli effettivamente operativi hanno contribuito a rendere complicato il processo di organizzazione dell’offerta.Credo sia assolutamente necessario, concludendo, anche da parte del mondo associativo superare quelle divisioni ormai inspiegabili fra le diverse organizzazioni operanti nel settore (basta vedere la composizione del tavolo di filiera) per affrontare insieme la sfida del mercato di fronte alla quale ognuno di noi appare oggettivamente fragile.LEGGI ANCHEPasquale Di Lena, "Ripensare le organizzazioni agricole": link esternoGiuseppe Politi, "Organizzazioni agricole, il populismo non aiuta": link esternoFederico Vecchioni, "Non serve dirigismo ma una riforma dei meccanismi":link esternoSergio Marini, "Organizzazioni agricole, un progetto di rigenerazione":link esternoAlfonso Pascale, "Dare voce a persone in carne ed ossa":link esterno
di Claudio Di RolloPresidente Cno - Consorzio nazionale degli olivicoltori 24 Ottobre 2009 TN 37 Anno 7

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