GIRANO ANCHE A NOI - qua e là76

Bisogna dire che, fino ad oggi, questa tecnica di comunicazione ha funzionato alla perfezione, al punto tale da fargli guadagnare tre vittorie elettorali. Oramai anche i bambini l’hanno capita: io lancio una cazzata, aspetto qualche ora, al massimo mezza giornata, e poi vado a verificare, con i sondaggi, quali sono state le reazioni. Se la gente – dice il nostro presidente burlone- la cazzata l’ha presa per una cosa seria io la porto avanti con grande determinazione; se, invece, come capita spesso, la prende per tale, allora io dico che non sono stato capito ed è tutta colpa dei giornali e delle televisioni che ce l’hanno con me. I giornali e le televisioni che non sono mie, per la verità, sono talmente poche che non c’è neanche bisogno di ascoltare o di leggere le loro reazioni.
In questo modo con una fava due piccioni: rafforzo l’idea che sono vittima dei soliti giornali comunisti, in particolare L’unità, e dei soliti giornalisti, come Travaglio, Santoro e qualche altro; faccio parlare l’opposizione che così cade nella trappola che mi diverto tutte le volte a tendere, sapendo che alla fine riesce a fare comunicazione gratis per me. Per questo sono andato due volte di persona sul luogo del disastro in Abruzzo per essere al centro della comunicazione di un evento che ha risonanza mondiale (tecnica sperimentata in Molise, in particolare a S.Giuliano, dove sono diventato un padreterno in terra, tant’è che sono stato lì candidato eletto) e, per non avere dubbi, ho detto una cazzata, un semplice “non grazie, non abbiamo bisogno di solidarietà, siamo in grado di fare da soli”. Quando ho verificato che c’è stata una brutta reazione, con molta gente che ha detto, “ma questo è pazzo e, se non è pazzo, è scemo”, allora ho capito che dovevo intervenire subito e dire che sì avevo detto non abbiamo bisogno, ma mi riferivi al momento, ora, in questa fase, ma che dopo l’accettiamo volentieri. In questo modo ho fatto parlare di me due volte, oscurando ogni altra notizia in circolazione, compresa quella della tragedia che continua a elencare i morti.
Ecco perché la gente mi ama, perché lascio sempre uno spiraglio aperto, per cancellare una bugia con una presunta verità o per cancellare una presunta verità con una bugia, alla quale, vi posso assicurare, credo anch’io. In questo senso sono diventato una scuola nazionale, tant’è che i miei collaboratori, vicini e lontani, sono diventati molto bravi e tutti uguali. Se mi posso permettere un po’ di presunzione, in pratica sono riuscito a clonarli senza grandi difficoltà, visto che molti, soprattutto nelle più lontane periferie, sono dei veri maestri, come e, anche, più bravi di me.

Sempre della scuola del presidente, ma che è una scuola vecchia come la vecchia democrazia cristiana, c’è un altro aspetto da prendere in considerazione: quello di non arrivare mai alla soluzione del problema, soprattutto quando sembra la cosa più facile da fare o da dimostrare, ma lasciare aperto il dubbio che la soluzione c’è, ma che poi non c’è; è stata trovata, ma che poi è stata persa, che però si sta lavorando per ritrovarla in modo da far capire che quello che era un fatto dovuto, diventi per grazia ricevuta e merito proprio di chi ha applicato la tecnica che, non sappiamo come chiamarla, se non quella della presa per il culo. Non c’è altra definizione più appropriata.
Guai a dare subito le soluzioni, ripetiamo, soprattutto quando ci sono, perché la gente, in questo caso, la soluzione la considera un fatto dovuto.
Tu ti ammazzi a risolvere un problema che dura da venti o anche trenta e ti aspetti di avere almeno un applauso! Applauso di che. Per aver fatto il tuo dovere? Ma fare il proprio dovere ti spetta e, quindi non c’è applauso. E’ non farlo che porta a creare problemi che poi, dimostrando fatica e abilità condite con mille bugie e promesse, devi dimostrare di aver risolto che merita l’applauso.
Basta vedere cosa è successo dopo il terremoto e l’abuso dell’ex articolo 15, per capire il significato della gratitudine in termini elettorali a Michele Iorio. La stessa cosa succederà per l’ospedale e la sanità molisana. Basta veder cosa sta succedendo in questo momento con la Fruttagel, con gente che si è messa di traverso a livello regionale e con gente, che a Larino ha dormito nel frattempo, che ora va raccontando balle per accreditarsi il merito di un risultato che, si badi bene, sembrava dovuto, scontato. Avrà l’applauso, soprattutto da parte di chi, più di ogni altro, ha patito, nel frattempo, la paura di perdere il posto di lavoro, sul quale c’è da riflettere e ragionare nel momento in cui le cose procederanno nella direzione giusta, cioè quella della soluzione del problema.
E’ la tecnica della promessa elettorale che rende le vittime sostenitrici dei carnefici.
Che fare? Continuare a predicare la verità ed a vedere come fare il proprio dovere, cioè non creare problemi perché con i momenti che corrono la ricerca delle soluzioni diventano solo un ulteriore giramento di palle, anche per noi che abbiamo la nomea, quale vento dispettoso, di farle girare.
U faùneie

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